Con una circolare del Ministero delle politiche agricole del 22 maggio per la prima volta in Italia si parla di vendita legale di infiorescenze di canapa. Resta invece non definito per legge l’utilizzo umano che di questi fiori e dei suoi derivati se ne può fare. Possiamo vendere e comprare “canapa light”, ma solo ad “uso tecnico“, una definizione che non significa nulla.
Proprio perché quest’ultima circolare, fatta pochi giorni prima della formazione del nuovo governo, non ha affatto aiutato a fare chiarezza su questo fondamentale punto e per costruire un mercato regolato l’Associazione Canapa Caffé ha avanzato una proposta di “auto-regolamentazione” a cui abbiamo deciso di aderire. Con noi altri operatori del settore hanno sottoscritto la proposta.
Per una regolamentazione del mercato della canapa in Italia crediamo siano necessari:
- un protocollo alimentare: mentre la vendita di alimenti derivati dai semi di canapa è regolamentata da norme europee, per altre lavorazioni (birra, tisane, cioccolata, formaggi o liquori) i produttori hanno bisogno di un protocollo, a garanzia della salute dei consumatori e a tutela degli operatori che oggi devono “auto” regolarsi. Nella proposta che abbiamo sottoscritto chiediamo analisi specifiche dei cannabinoidi, delle muffe e dei batteri e limiti chiari per definire la concentrazione tollerata di thc;
- una definizione dell’uso tecnico “collezionistico”: in questo ambito ogni azienda agricola potrà rivendere la propria biomassa di canapa e i prodotti da essi derivata che non superino i limiti di legge (0,6% di Thc)
- un protocollo di analisi: quando si parla di analisi dei cannabinoidi massimi di una infiorescenza è necessario eliminare ogni più piccola fogliolina , rametto o seme contenuto nel campione da portare in laboratorio. Questo perché la concentrazione di cannabinoidi è massima nei pistilli. Non tenere conto della presenza di materiale “povero di cannabinodi” può compromettere drasticamente il risultato di ogni analisi. Pensiamo quindi che sino a quando gli operatori del settore, per rimanere nella legalità, saranno obbligati a tenere sotto controllo limiti decimali di principi attivi naturalmente presenti nelle varietà di canapa, dovrà essere obbligatorio dotare gli organi di controllo di strutture adeguate per tali analisi ed istituire un protocollo universale.
Ovviamente, tutto questo, nell’attesa di un superamento definitivo dell’attuale regolamentazione sulla cannabis.